Firenze 1831. Antonio Meucci è un giovane inventore che sbarca il lunario come macchinista del Teatro della Pergola. A causa delle sue idee liberali, è costretto a lasciare la città natale e, assieme alla moglie, si reca a Cuba. Qui, al lavoro in teatro, affianca le sue ricerche sull'elettricità e la conduzione dei suoni, che prosegue anche nella seconda e ultima tappa del suo esilio: Staten Island (New York). Il genio di Meucci, sempre sostenuto dall'affetto della moglie e dall'aiuto dei membri della comunità italiana, è frustrato da disgrazie personali, difficoltà economiche e finanziatori disonesti. Anche la sua invenzione più rivoluzionaria, il telefono, gli viene sottratta da Alexander Bell, cui Meucci intenta una causa.